Nuove mutazioni missenso e mutazioni introniche possono richiedere l’analisi in silico.
Tramite l'analisi di un gene (tipicamente tramite il sequenziamento diretto) si possono individuare varianti di significato di diverso. Di solito si procede al sequenziamento di un gene (o dell'intero esoma o addirittura dell'intero genoma) quando si voglia identificare la mutazione responsabile della malattia di un paziente. Alle volte si ottiene un risultato molto chiaro, allorquando cioè si identifica una mutazione dal preciso significato patogeno (è il caso tipico di mutazioni già descritte in letteratura o
di mutazioni che, per le loro caratteristiche biologiche, hanno quasi sicuramente un effetto deleterio sulla proteina). Spesso, tuttavia, vengono
identificate delle mutazioni (dette anche varianti) di significato incerto (in
inglese VUS: variant of uncertain
significance). Si tratta per lo più di mutazioni che, anziché abolire la
produzione proteica, ne cambiano la composizione introducendo un cambiamento
aminoacidico (mutazioni missenso). Altre volte si tratta invece di mutazioni
localizzate in zone non codificanti del gene (introni), le quali potrebbero
avere un effetto sulla regolazione della trascrizione genica e quindi sul
prodotto proteico finale (mutazioni di splicing). Quando si rilevano varianti di questo tipo, l'interpretazione del
risultato diventa più complessa. Per cercare di capire se queste varianti siano patogene o meno si può ricorrere alla cosiddetta
analisi in silico, ossia all'analisi
tramite l'utilizzo di programmi computerizzati (software). I software più
comunemente utilizzati per l'analisi in
silico delle mutazioni missenso sono Poly-Phen-2, SIFT, Mutation Taster e
Align-GVGD. Poly-Phen-2 e Mutation Taster sono forse i più usati,
poichè mostrano elevati livelli di sensibilità e specificità (questi software
sembrano cioè predire il vero effetto della mutazione con un buon livello di approssimazione).
Per l'analisi in silico delle
mutazioni introniche, per le qualsi si sospetta in primis un impatto aberrante sul processo di splicing, si possono invece utilizzare NetGene2, MaxEntScan,
SpliceSiteFinder e altri. Uno degli strumenti più efficaci per l'analisi delle
mutazioni introniche è sicuramente la cosiddetta splicing window del programma
Alamut (Interactive Biosoftware, a pagamento), che consente di visualizzare
visivamente e contemporaneamente i risultati di cinque software diversi,
inclusi MaxEntScan e SpliceSiteFinder.
Quanto è affidabile il risultato di un'analisi in silico?
Come detto sopra, alcuni software
presentano elevati livelli di sensibilità e specificità, riuscendo a predire il reale significato clinico di una mutazione in una buona
percentuale di casi. In particolare Poly-Phen-2, Mutation Taster e la splicing
window di Alamut presentano valori di sensibilità e specificità piuttosto elevati. Tuttavia il
risultato di un'analisi in silico va
sempre considerato per quello che effettivamente è, e cioè niente di più che
una predizione. In altri termini, non sempre i software ci azzeccano. In definitiva, quindi,
l'analisi in silico non può essere
considerata una discriminante fondamentale nell'interpretazione finale di un test genetico: non
ci si può cioè basare esclusivamente sul risultato dell'analisi in silico per dire
se una mutazione sia patogena o meno. Invero, non sono rari i casi in cui
una mutazione predetta come variante benigna dai software risulta poi essere chiaramente patogena sulla base di studi familiari e/o
funzionali. Si prendano in considerazione, ad esempio, le
mutazioni dei geni del collagene. Tipicamente le mutazioni patogene del
collagene portano alla sostituzione di un residuo di glicina con un altro aminoacido. L'analisi in silico
di queste mutazioni da spesso un risultato di non patogenicità, in piena contraddizione con l'evidenza in vivo.
Altri esempi riguardano certe mutazioni introniche, per le quali i software non indicano alcun effetto aberrante sullo splicing, in totale contrasto con l'evidenza clinica e gli studi funzionali di espressione.
Perché fare l'analisi in silico?
La domanda sorge spontanea: se
il risultato di un analisi in silico non può considerarsi un criterio interpretativo maggiore, perché mai farla? Va detto che in non pochi casi, al di là
dell'analisi in silico, esistono ben pochi altri strumenti per la
valutazione dell’effetto reale di una VUS. In linea generale, l'approccio più
immediato nello studio di una variante genetica di significato incerto è lo
studio familiare. Si procede cioè al test del portatore nei vari membri della
famiglia (di solito genitori e fratelli) per capire se la variante segrega
insieme al fenotipo patologico o meno. In realtà, però, va detto che lo studio
familiare è utile più come mezzo per escludere che per confermare la
patogenicità di una variante. In altri termini, è più facile confermare che una
variante è benigna perché viene individuata nei soggetti non affetti della
famiglia piuttosto che confermare che è patogena (in effetti, la segregazione di una variante con un fenotipo patologico può anche essere dovuta semplicemente al caso). L’analisi in silico può essere allora presa in
considerazione come strumento di sostegno nell'interpretazione finale del risultato dell'analisi familiare.
Anche in tal caso, tuttavia, l’analisi in
silico non va considerata la discriminante finale.
In linea di massima, sembra più prudente rifarsi al risultato dell’analisi in silico ogni qual volta si sospetti che la mutazione sia patogena piuttosto che benigna. In altri
termini, se può apparire sensato insistere sul risultato in silico per sostenere la patogenicità di una variante, appare
quantomeno azzardato classificare una VUS come benigna semplicemente sulla base
dell’analisi in silico. In ogni caso, va ricordato ancora una volta che il risultato dell’analisi in silico
non va considerato un elemento determinante nell’interpretazione conclusiva
del significato di una mutazione genetica. Questa asserzione assume un’importanza
ancora maggiore durante la gravidanza. In caso di diagnosi prenatale, infatti,
non ci si può assolutamente basare sui risultati di un’analisi in silico per la predizione dello stato del
feto in rispetto ad una determinata malattia (cioè per dire se il nascituro
sarà affetto o non affetto).
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