venerdì 30 agosto 2013

SINDROME DI BARDET-BIEDL



La sindrome di Bardet-Biedl è una malattia rara caratterizzata da associazione di polidattilia (presenza di dita sovrannumerarie a livello delle mani e dei piedi), ritardo di sviluppo psico-motorio, retinite pigmentosa, obesità, ipogonadismo, ipogenitalismo e displasia renale. La sua prima descrizione risale al 1920 ed è il merito di un medico francese, dott. George Bardet; successivamente, altri importanti contributi sono stati apportati nel 1924 da un endocrinologo e patologo austriaco, il dott. Arthur Biedl. Le diverse manifestazioni della sindrome esordiscono in momenti diversi durante la vita. Il 66% circa dei pazienti presenta polidattilia post-assiale congenita (che interessa il lato esterno dell'arto); può essere accompagnata inoltre da brachidattilia (dita grosse e corte) più frequentemente a carico delle dita dei piedi e sindattilia (fusione di uno o più dita), meno frequentemente riscontrata. L'obesità (presente in circa il 75% dei casi) interessa prevalentemente il tronco e generalmente non si manifesta prima dei due anni di vita. Lo sviluppo motorio del bambino (mantenimento della postura, deambulazione) è co munemente ritardato rispetto alla norma. Sono presenti inoltre vari gradi di ritardo mentale (correlato anche al deficit visivo) e ritardo nell'acquisizione del linguaggio. I problemi visivi legati alla retinite pigmentosa (svelati da difficoltà ad orientarsi quando c'é poca luce – emeralopia - e da sensazione di offuscamento visivo) sono presenti in circa il 90% dei casi e sono tendenzialmente progressivi. Con la pubertà si manifesta l'ipogonadismo (più evidente nei maschi), quale espressione dell'insufficiente sviluppo delle ghiandole sessuali. Possono essere presenti inoltre altre alterazioni endocrinologiche quali il diabete mellito non insulino-dipendente. Al ritardo cognitivo si possono associare problemi psichiatrici, quali disturbi dell'umore e depressione; alcuni bambini mostrano un comportamento autistico. L'interessamento renale, piuttosto eterogeneo, può comprendere: rene a lobulazione fetale (aspetto normalmente presente durante la vita intrauterina) conseguente ad insufficiente maturazione e sviluppo del rene (non sempre accompagnato da alterazioni funzionali); rene policistico; insensibilità delle strutture renali all'azione di ormone antidiuretico (condizione conosciuta come diabete insipido nefrogenico) con polidipsia (aumentato introito di liquidi) e poliuria (eliminazione di eccessive quantità di urina); reflusso vescico-ureterale e infezioni urinarie ricorrenti con insufficienza renale cronica. Possono osservarsi cardiopatie congenite, ipertrofia cardiaca o malformazioni del tratto uro-genitale e patologia renale, spesso ad andamento progressivo

La diagnosi è clinica, basata sull'associazione delle caratteristiche appena descritte. In particolare il sospetto viene posto quando sono presenti almeno quattro caratteristiche diagnostiche maggiori e tre minori. Tra le caratteristiche diagnostiche maggiori si annoverano: distrofia retinica, polidattilia, obesità troncale, difficoltà di apprendimento, ipogonadismo, anomalie dei genitali e anomalie renali. Tra le minori sono state individuate: anomalie del linguaggio; astigmatismo o strabismo; brachidattilia o sindattilia; ritardo dello sviluppo; diabete insipido nefrogenico; anomalie della coordinazione motoria; diabete mellito; anomalie dentarie; anomalie cardiovascolari; coinvolgimento epatico. La sindrome è caratterizzata da eterogeneità genetica: geni diversi possono cioè essere causa della sindrome. Alcuni laboratori offrono attualmente larghi pannelli che includono tutti i geni le cui mutazioni sono state fino ad ora descritte come causative della sindrome: ARL6, BBS1, BBS2, BBS4, BBS5, BBS7, BBS9, BBS10, BBS12, CEP290, CCDC28B, LZTFL1, MKKS, MKS1, SDCCAG8, TRIM32, TTC8, WDPCP (C2ORF86). La mutazione p.M390R nel gene BBS1 che si può riscontrare nel 18-35% dei pazienti e la mutazione p.C91LfsX4 nel gene BBS10 è presente nel 10% dei pazienti.

Nelle popolazioni non consanguinee dell'America e del nord Europa è descritta una prevalenza che va da 1:100.000 a 1:160.000, mentre nelle popolazioni arabe (beduini del Kuwait), dove il tasso di consanguineità è elevato, è stata riportata una prevalenza di 1:13.500.

Attualmente non sono disponibili misure specifiche di trattamento. Le misure normalmente impiegate sono sintomatiche o di supporto e richiedono un approccio multidisciplinare.
La chirurgia plastica ricostruttiva é indicata per la polidattilia, in particolare della mano soprattutto in previsione dell'insegnamento di tecniche che possono ovviare la perdita della vista (alfabeto Braille, uso tastiera). E' utile affrontare precocemente l'obesità (attraverso programmi di dieta, esercizio fisico, supporto psicologico). Nei pazienti maschi l'ipogonadismo richiede la terapia sostitutiva con preparati ormonali (testosterone). In presenza di reflusso vescico-ureterale condizionante ricorrenti infezioni urinarie è utile la somministrazione profilattica di antibiotici. Nei casi con grave compromissione della funzionalità renale si può valutare l'opportunità di sottoporre il paziente a trapianto renale.

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