La sindrome di Bardet-Biedl è una malattia rara
caratterizzata da associazione di polidattilia (presenza di dita
sovrannumerarie a livello delle mani e dei piedi), ritardo di sviluppo psico-motorio,
retinite pigmentosa, obesità, ipogonadismo, ipogenitalismo e displasia renale.
La sua prima descrizione risale al 1920 ed è il merito di un medico francese,
dott. George Bardet; successivamente, altri importanti contributi sono stati
apportati nel 1924 da un endocrinologo e patologo austriaco, il dott. Arthur
Biedl. Le diverse manifestazioni della sindrome esordiscono in momenti diversi
durante la vita. Il 66% circa dei pazienti presenta polidattilia post-assiale
congenita (che interessa il lato esterno dell'arto); può essere accompagnata
inoltre da brachidattilia (dita grosse e corte) più frequentemente a carico
delle dita dei piedi e sindattilia (fusione di uno o più dita), meno
frequentemente riscontrata. L'obesità (presente in circa il 75% dei casi)
interessa prevalentemente il tronco e generalmente non si manifesta prima dei
due anni di vita. Lo sviluppo motorio del bambino (mantenimento della postura,
deambulazione) è co munemente ritardato rispetto alla norma. Sono presenti
inoltre vari gradi di ritardo mentale (correlato anche al deficit visivo) e
ritardo nell'acquisizione del linguaggio. I problemi visivi legati alla retinite
pigmentosa (svelati da difficoltà ad orientarsi quando c'é poca luce –
emeralopia - e da sensazione di offuscamento visivo) sono presenti in circa il
90% dei casi e sono tendenzialmente progressivi. Con la pubertà si manifesta
l'ipogonadismo (più evidente nei maschi), quale espressione dell'insufficiente
sviluppo delle ghiandole sessuali. Possono essere presenti inoltre altre
alterazioni endocrinologiche quali il diabete mellito non insulino-dipendente.
Al ritardo cognitivo si possono associare problemi psichiatrici, quali disturbi
dell'umore e depressione; alcuni bambini mostrano un comportamento autistico.
L'interessamento renale, piuttosto eterogeneo, può comprendere: rene a
lobulazione fetale (aspetto normalmente presente durante la vita intrauterina)
conseguente ad insufficiente maturazione e sviluppo del rene (non sempre accompagnato
da alterazioni funzionali); rene policistico; insensibilità delle strutture
renali all'azione di ormone antidiuretico (condizione conosciuta come diabete
insipido nefrogenico) con polidipsia (aumentato introito di liquidi) e poliuria
(eliminazione di eccessive quantità di urina); reflusso vescico-ureterale e
infezioni urinarie ricorrenti con insufficienza renale cronica. Possono
osservarsi cardiopatie congenite, ipertrofia cardiaca o malformazioni del
tratto uro-genitale e patologia renale, spesso ad andamento progressivo
La diagnosi è clinica, basata sull'associazione
delle caratteristiche appena descritte. In particolare il sospetto viene posto
quando sono presenti almeno quattro caratteristiche diagnostiche maggiori e tre
minori. Tra le caratteristiche diagnostiche maggiori si annoverano: distrofia
retinica, polidattilia, obesità troncale, difficoltà di apprendimento,
ipogonadismo, anomalie dei genitali e anomalie renali. Tra le minori sono state
individuate: anomalie del linguaggio; astigmatismo o strabismo; brachidattilia
o sindattilia; ritardo dello sviluppo; diabete insipido nefrogenico; anomalie
della coordinazione motoria; diabete mellito; anomalie dentarie; anomalie
cardiovascolari; coinvolgimento epatico. La sindrome è caratterizzata da
eterogeneità genetica: geni diversi possono cioè essere causa della sindrome. Alcuni
laboratori offrono attualmente larghi pannelli che includono tutti i geni le
cui mutazioni sono state fino ad ora descritte come causative della sindrome: ARL6,
BBS1, BBS2, BBS4, BBS5, BBS7, BBS9, BBS10, BBS12, CEP290, CCDC28B, LZTFL1,
MKKS, MKS1, SDCCAG8, TRIM32, TTC8, WDPCP (C2ORF86). La mutazione p.M390R nel gene
BBS1 che si può riscontrare nel 18-35% dei pazienti e la mutazione p.C91LfsX4
nel gene BBS10 è presente nel 10% dei pazienti.
Nelle popolazioni non consanguinee dell'America e
del nord Europa è descritta una prevalenza che va da 1:100.000 a 1:160.000, mentre
nelle popolazioni arabe (beduini del Kuwait), dove il tasso di consanguineità è
elevato, è stata riportata una prevalenza di 1:13.500.
Attualmente non sono disponibili misure specifiche
di trattamento. Le misure normalmente impiegate sono sintomatiche o di supporto
e richiedono un approccio multidisciplinare.
La chirurgia plastica ricostruttiva é indicata per
la polidattilia, in particolare della mano soprattutto in previsione
dell'insegnamento di tecniche che possono ovviare la perdita della vista (alfabeto
Braille, uso tastiera). E' utile affrontare precocemente l'obesità (attraverso
programmi di dieta, esercizio fisico, supporto psicologico). Nei pazienti
maschi l'ipogonadismo richiede la terapia sostitutiva con preparati ormonali
(testosterone). In presenza di reflusso vescico-ureterale condizionante
ricorrenti infezioni urinarie è utile la somministrazione profilattica di
antibiotici. Nei casi con grave compromissione della funzionalità renale si può
valutare l'opportunità di sottoporre il paziente a trapianto renale.
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