lunedì 28 aprile 2014

SINDROME DI ANGELMAN: RISCHIO DI RICORRENZA

Qual è il rischio per una coppia che abbia avuto un figlio affetto da sindrome di Angelman di concepire un secondo figlio affetto dalla stessa sindrome?

Questo rischio è altamente variabile, oscillando fra meno dell'1% e il 100%. La percentuale del rischio di ricorrenza in gravidanze successive dipende dalla causa genetica riconosciuta nel primo figlio. ATTENZIONE: la spiegazione che segue ha valore puramente didattico e non deve in alcun modo considerarsi sostitutiva della consulenza genetica, che è l'unico strumento al quale affidarsi per conoscere esattamente il rischio riproduttivo caso per caso (leggi anche il DISCLAIMER).

Ecco, a seconda della causa genetica, i rischi riproduttivi per sindrome di Angelman:

1) Microdelezione comune della regione 15q11.2-q13: il rischio di ricorrenza in gravidanze sucessive può essere inferiore all'1%. Infatti, la microdelezione comune (che è responsabile della sindrome in circa il 70% dei casi) insorge solitamente de novo. In alcuni casi, tuttavia, la microdelezione si trova associata ad un riarrangiamento cromosomico. In tal caso bisogna verificare se il riarrangiamento associato è anch'esso de novo o se è stato ereditato da uno dei due genitori. In effetti alcuni riarrangiamenti bilanciati nella madre possono predisporre all'insorgenza della microdelezione negli oociti e quindi nell'embrione: si pensi ad esempio alle inversioni o alle inserzioni cromosomiche che includono la regione 15q11.2-q13. Altri riarrangiamenti materni, come ad esempio alcune traslocazioni, si associano invece ad un rischio di microdelezione 15q11.2-q13 decisamente inferiore. In tutti questi casi, l'analisi molecolare prenatale tramite FISH, array CGH o MLPA è assolutamente indicata e può dirimere facilmente la situazione.

2) UPD (uniparental disomy) del cromosoma 15: il rischio di ricorrenza si considera basso (inferiore all'1%) nel caso in cui l'UPD sia de novo (non sia cioè la conseguenza di un riarrangiamento cromosomico nei genitori). Nel caso invece in cui uno dei genitori sia portatore di un riarrangiamento cromosomico, il rischio di ricorrenza può andare da meno dell'1% fino al 100% (che si ha nel caso in cui il padre sia portatore di una traslocazione Robertsoniana 15:15). 

3) Mutazione puntiforme o grande delezione di uno o più esoni del gene UBE3A: il rischio di ricorrenza è pari al 50% ad ogni gravidanza se lo stesso difetto genetico è riscontrabile nella madre.

4) Imprinting Defect (ID): nel caso della delezione di 6-200 kb, se questa viene confermata anche nella madre, il rischio di ricorrenza è del 50% ad ogni gravidanza. Va però ricordato che circa l'80% di tutti gli ID si stima siano difetti epigenetici non identificabili dalla diagnostica di routine e che possono solo essere sospettati nel caso in cui tutte le altre cause genetiche siano state escluse.

5) Assenza di conferma genetica della diagnosi clinica (nel paziente non è stato cioè possibile identificare alcuna mutazione): il rischio di ricorrenza resta ignoto.

Per approfondire:

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