venerdì 13 marzo 2015

GOOGLE VS PERSONALIZED MEDICINE

GOOGLE VS MEDICINA PERSONALIZZATA - donna-robot con sfera che si dissolve in nanoparticelle
È ormai noto che Larry Page, l'ambizioso CEO di Google, si è lanciato nell'eccitante sfida di rivoluzionare la medicina. Un selezionato gruppo di scienziati rubati alle migliori istituzioni sta infatti lavorando in un laboratorio segreto del Google Campus in California, mentre una squadra di manager ha già provveduto all'acquisizione di compagnie del settore, come Calico. L'idea di Page: sfruttare le nanotecnologie per curare le malattie umane.

Dove è diretta invece la medicina tradizionale? Oggi la novità più acclamata è la cosiddetta personalized medicine (medicina personalizzata), il cui approccio è basato sullo studio della genetica delle cellule del cancro. I ricercatori stanno infatti cercando di identificare i marcatori genetici di processo molecolari che possano essere bloccati tramite farmaci specifici. Lo scopo della medicina personalizzata è dunque quello di trattare i pazienti con farmaci selezionati sulla base del profilo genetico del tumore. Una volta scelto il trattamento, questo viene somministrato per via endovenosa, risultando tossico per le cellule del cancro, ma, sfortunatamente, anche per quelle dei tessuti sani. Va inoltre detto che le correlazioni farmacogenomiche provate e confermate, sulle quali si dovrebbe basare qualsiasi approccio di medicina personalizzata, sono davvero ancora poche e che, in tutti gli altri casi, le buone intenzioni degli addetti ai lavori si scontrano con una colossale mole di dati letterari, difficili da verificare, comparare e distillare in possibili nuovi filoni di ricerca. 

Il piano degli specialisti di nanotecnologie di Mountain View è invece quello di costruire delle nanoparticelle di grandezza pari a 1 ventimillesimo (1:20.000) le dimensioni di un globulo rosso, che possano essere "dipinte" con una farmaco (ma anche con una proteina, un aminoacido o un acido nucleico come DNA o RNA) e poi indirizzate a uccidere o riparare selettivamente solo le cellule malate, lasciando del tutto intatte quelle sane. Queste nanoparticelle potrebbero semplicemente essere ingoiate con una pillola e potrebbero essere "richiamate" nel sito della malattia grazie a dispositivi magnetici opportunamente posizionati sulla superficie cutanea del paziente. Quello nanotecnologico sarebbe dunque un approccio estremamente selettivo e concettualmente universale.

Qual è il miliore? Lo sviluppo dei farmaci chemioterapici ha fatto grandi progressi negli ultimi anni. Tuttavia la somministrazione delle terapie chemioterapiche risulta ancora tossica in moltissimi casi. L'idea di Google è così creativa, così logica (e così potenzialmente priva di effetti collaterali) che risulta difficile non tifare a favore. Se e quando questa idea arriverà a cambiare radicalmente il concetto stesso di medicina personalizzata è ancora da vedere, ma non è difficile immaginare fin da ora quanto possa essere esplosiva la coniugazione fra nanotecnologie e farmacologia. Buon lavoro, Google!

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